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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 87
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originale
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[87] Sed quoniam non audes (iam enim cum ipso Epicuro loquar) negare esse deos, quid est, quod te inpediat aut solem aut mundum aut mentem aliquam sempiternam in deorum numero ponere? "Numquam vidi" inquit "animam rationis consilique participem in ulla alia nisi humana figura." Quid solis numquidnam aut lunae aut quinque errantium siderum simile vidisti? Sol duabus unius orbis ultimis partibus definiens motum cursus annuos conficit; huius hanc lustrationem eiusdem incensa radiis menstruo spatio luna complet; quinque autem stellae eundem orbem tenentes, aliae propius a terris, aliae remotius, ab isdem principiis disparibus temporibus eadem spatia conficiunt. Num quid tale, Epicure, vidisti?
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traduzione
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87. Ma poich? non hai il coraggio di negare gli d?i (e qui mi rivolgo direttamente ad Epicuro) che ti impedisce di
annoverare fra gli d?i il sole o il mondo o una forma di intelligenza dotata di vita immortale? Mi obietterai che non s'?
mai vista un'anima dotata di volont? e di ragione albergare in un corpo diverso da quello umano. E con ci?? Hai mai
visto qualcosa di simile al sole, alla luna od ai cinque pianeti? Il sole contenendo il suo movimento nello spazio limitato
dai due punti estremi di un'orbita compie il suo corso annuale; la luna, illuminata dai raggi solari, compie lo stesso
percorso nel giro di un mese; i cinque pianeti seguendo la stessa orbita gli uni pi? lontano, gli altri pi? vicino alla terra,
pur muovendo dagli stessi punti di partenza, percorrono le stesse distanze in tempi diversi. Forse che tu, Epicuro, hai
visto altri corpi simili a questi?
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